Dott.ssa Stefania Passaquindici

Bugie, furti, fughe ed aggressività

Dott.ssa Stefania Passaquindici

Spesso i nostri figli, dall'infanzia all'adolescenza, possono manifestare un comportamento aggressivo o violento che può includere una vasta gamma di manifestazioni che vanno da scatti d'ira, a esplosione fisica, minacce e tentativi di aggressioni verso i coetanei, crudeltà verso gli animali, tentativi di appiccare incendi, atti di vandalismo.

Spesso questi atteggiamenti sono transitori ma talvolta è necessario non trascurarli perché potrebbero costituire la tendenza ad una patologia più seria.

I comportamenti aggressivi nei bambini includono la disobbedienza alle insegnanti, inventarsi storie mai accadute, mettersi nei guai, attuare comportamenti dannosi per gli altri e iniziare uno scontro fisico e/o verbale con i compagni.

In generale, per considerare aggressivo un comportamento, il bambino deve agire con l'intenzione di creare disagio agli altri.

Spesso si manifestano atteggiamenti aggressivi anche in età prescolare.

Se un bambino della scuola materna, ripetutamente, risponde male alle maestre o dà una spinta ai compagni, verrà più facilmente giustificato o non considerato propriamente aggressivo. Ma questo è un errore degli adulti nell'ignorare tutti i segnali "aggressivi" del bambino più piccolo, giustificandoli come "non intenzionali", "non gravi", "senza la volontà di fare davvero del male", e di sottovalutare tutte le forme di aggressività fisica o verbale.

Esempio: se una mamma riceve una spinta dal suo bimbo di 6 anni, o se riceve un "no non lo faccio" deciso, non lo considererà comportamento aggressivo perché, nella mente del genitore, il piccolo "non sa quel che fa o quel che dice", mentre il discorso è diverso se ad alzare le mani o a opporsi è un ragazzino di 14 anni.

Ancora una volta la "colpa", o meglio la responsabilità di tutto ciò, cade sui genitori.


Le Bugie

In genere si considera che il bambino consolidi queste capacità intorno ai sei, sette anni.

La bugia può essere un modo per mantenere un'immagine di sé perfetta, oppure per stabilire un confine tra sé ed i genitori.

Se da una parte quindi le bugie rappresentano la conquista dell'indipendenza, dall'altra il bambino impara presto che dire la verità significa rispettare le esigenze sociali e ottenere la stima degli altri.

I bambini impareranno a dire la verità per gratificare i genitori e per aumentare l'autostima, ma le bugie gli garantiranno un'illusione di perfezione e di indipendenza.

Possiamo considerare l'utilizzo della bugia nei bambini come "fisiologica", cioè sarà a loro utile per sperimentare dei vissuti, l'importante è far capire loro che non hanno bisogno di utilizzare questo strumento. E' un confine molto sottile che i genitori devono imparare a conoscere per capire quando intervenire.

Se da una parte sarà importante non avere un atteggiamento eccessivamente moraleggiante, di contro un atteggiamento lassista o credulone rischia di spianare la strada ad un utilizzo più frequente della menzogna.

Fondamentale per far in modo che i bambini non debbano ricorrere alle bugie è essere sinceri con loro; questo permette di dare un esempio al bambino di affidabilità e solidità.

Ci sono poi le bugie che sembrano piu fantasie che bugie vere e proprie, in cui i bambini inventano dei personaggi con i quali dialogano. Questo comportamento non è preoccupante fino ai 6 anni, dopodiché può essere indizio di immaturità e incertezze nell'identificazione di sé.


Il Furto

E` un atto molto diffuso tra gli adolescenti e commesso con una frequenza maggiore dai maschi rispetto alle femmine. Spesso si tratta di un furto commesso non tanto per l'interesse dell'oggetto, quanto per commettere l'atto del furto stesso.

Il senso di colpa spesso non è presente nei bambini più piccoli, mentre caratterizza quelli più grandi. Questo spiega perché gli oggetti rubati vengano spesso lasciati dai piccoli in posti visibili, quasi a suscitare una punizione. Nei ragazzi più grandi, invece, il furto assume spesso un significato all'interno del gruppo, rivelando caratteristiche più preoccupanti.

Il contesto familiare del bambino che commette furti è nella quasi totalità delle volte un contesto di assenza, di carenze reali o affettive.

Molti autori identificano il bambino o l'adolescente che ruba con colui che sta cercando di riappropriarsi di un qualcosa che gli spetta di diritto: la madre ed il suo affetto.

Non è raro, purtroppo tra gli adolescenti, che si inserisca all'interno di un rito di iniziazione per l'ingresso in un gruppo (per lo più di tipo deviante).


L'allontanamento da casa

L'allontanamento può durare qualche ora o piu giorni. La maggior parte delle volte il bambino che si allontana da casa, si aggira nei dintorni dell'abitazione e ha come obiettivo quello di farsi trovare. Spesso si osserva la fuga in bambini che hanno vissuto molte separazioni, divorzi o lutti e non hanno ricevuto aiuto (psicologico) nel superamento di queste fasi.

Un altro allontanamento o fuga riguarda la scuola. Questa si presenta soprattutto in bambini che hanno difficoltà di riuscita, in bambini ansiosi o con una fobia scolastica.

Talvolta lo scopo dell'allontanamento è proprio quello di far arrabbiare i genitori. Inconsciamente o consciamente questo denota (anche se in modo sbagliato, attraverso sentimenti di rabbia e rimprovero) un interesse nei loro confronti e il bisogno/necessità di maggiore attenzione.

Non bisogna sottovalutare i benefici secondari che un bambino può ottenere nel vedere i genitori arrabbiati e, soprattutto, preoccupati. E` importante fare in modo che il bambinio non arrivi ad utilizzare questo atteggiamento ogni qual volta desidera affetto e considerazione dei genitori.


Come si può prevenire il comportamento aggressivo

Ogni situazione è differente dall'altra e bisognerebbe analizzare ciascun caso, valutandone gli ambiti familiari per capire l'origine o la manifestazione di ciascun atteggiamento violento o aggressivo.

Gli obiettivi del trattamento psicologico sono finalizzati a controllare l'aggressività, insegnare a esprimere la rabbia in modo appropriato, migliorare l'immagine di sé.

E` inoltre necessario affrontare oltre ai problemi familiari anche quelli scolastici e sociali in atto.

Nell'insorgenza di problematiche comportamentali aggressive, più del temperamento del bambino o dell'ambiente esterno, cio' che bisogna considerare è lo stile genitoriale.


Quando il genitore esprime emozioni negative dirette al proprio figlio e sono presenti conflitti tra la mamma e il bambino, si crea un circolo vizioso in cui la negatività della madre suscita alti livelli di rabbia, nervosismo e ostilità nel piccolo, il quale a sua volta, così facendo, stimola più ostilità nella madre stessa.

I bambini, con il passare del tempo, diventano incapaci di regolare le proprie emozioni negative quando queste si manifestano nel gruppo dei pari, portando quindi all'insorgenza del comportamento aggressivo.

Connessa a questa problematica è la bassa responsività ai bisogni del bambino, poco calore nella relazione parentale ed elevato controllo, espresso attraverso punizioni anche fisiche, ostilità verbale e mancanza di spiegazioni date ai figli relativamente ai comportamenti sbagliati che hanno portato alla punizione.

Tale modalità nel relazionarsi favorirebbe l'insorgenza di comportamenti aggressivi per svariati motivi: il bambino utilizza la disciplina che ha imparato dal genitore anche con il gruppo dei pari.

Genitori che reagiscono alla rabbia dei figli con altrettanta rabbia ed aggressività, o che usano la minaccia ed i toni molto elevati, hanno possibilità maggiori di avere figli aggressivi rispetto a genitori che utilizzano, invece, strategie positive, toni pacati e metodi dolci.

Quando si vanno ad osservare i comportamenti aggressivi, bisogna considerare la modalità con cui la famiglia stabilisce delle regole chiare, e come si impegna per farle rispettare.

Se infatti, un bambino è sempre aggressivo a casa e mai nel contesto scolastico, si potrebbe ipotizzare un problema specifico del setting casalingo, dove per esempio vi potrebbero essere regole poco chiare.

Stabilito che le punizioni servono a poco e soprattutto non fungono da deterrente per il comportamento aggressivo futuro, ciò che invece diventa determinante è il rinforzo dei comportamenti positivi, ad esempio sottolineando e lodando il bambino quando si comporta in maniera appropriata.

E` inoltre fondamentale che il bambino sappia che ad un determinato comportamento seguirà una certa conseguenza, e che questo avverrà sempre, in modo da non essere confuso e da poter stabilmente prevedere cosa è concesso e cosa è vietato.

Sarebbe molto utile che venisse tenuta una linea comune tra madre e padre, e tra famiglia e scuola. Sono molto frequenti, infatti, i casi in cui i bambini sembrano "degli angeli" in classe e a casa "fanno disperare". Questo problema potrebbe proprio essere dovuto a una mancanza di coerenza che il bambino percepisce nell'ambiente domestico, dove magari vengono applicate regole troppo flessibili e poco chiare.

I bambini, soprattutto i più piccoli, dovrebbero avere una chiara comprensione di ciò che ci si aspetta da loro, e tali aspettative vanno loro spiegate con precisione. Le regole devono essere chiare e semplici.

In generale è importante che i genitori abbiano chiaro che cosa fare nel momento in cui si verifichi un problema e che tengano una linea comune e costante nel tempo. Sarebbe utile in occasione di un atteggiamento aggressivo del bambino, da parte dei genitori, comprendere le motivazioni del bambino e spiegargli con calma le conseguenze delle sue azioni.

Anche per i comportamenti aggressivi più importanti è bene ricordare di non alzare il tono della voce e di porre fine al comportamento aggressivo e lasciare calmare il bambino. E` opportuno comunque allontanarlo dalla situazione in caso di pericolo, se ad esempio sta lanciando oggetti contro il fratello e dargli il tempo di calmarsi. Anche se può sembrare a prima vista difficile, è molto importante lodare sempre il proprio bambino quando smette il comportamento-problema, proprio per andare a rafforzare il comportamento positivo.

A volte l'adolescenza può diventare rischiosa e il ruolo del genitore in questa fase della vita è essenziale: egli infatti deve essere il porto sicuro nel quale far ritorno nei momenti più difficili.

Non sempre però è facile essere equilibrati e rimanere fermi sulle posizioni, affrontare il tutto con raziocinio e saper gestire le varie situazioni, così talvolta finiamo con il perdere il controllo cedendo o irrigidendoci sempre di più o sfociando in atti aggressivi.

Dalla relazione col genitore emerge l'identità del ragazzo che poi lo caratterizzerà. Per il genitore intraprendere un percorso di conoscenza su se stessi ha una duplice funzione: quella di aiutare ad accompagnare i propri figli verso una maggiore stabilità e quella di supportare se stessi a svolgere un ruolo spesso molto difficile.


L'età adolescenziale spesso mette in crisi il rapporto genitore-figlio ed è per questo che il ruolo dello psicologo può essere importante all'interno di un contesto familiare per far emergere le difficoltà comunicative dei singoli componenti, sviscerare problematiche sotterranee e aiutare il nucleo familiare a costruire un modello di comunicabilità nuovo su cui fondare il sistema famiglia.

Saranno possibili infatti incontri individuali con i genitori, incontri individuali con il figlio e/o incontri con entrambi contemporaneamente.

Gli obiettivi del lavoro psicologico individuale, con i figli e con il gruppo famiglia saranno atti a:

  • Migliorare la relazione tra genitori e figli
  • Ridurre le tensioni e conseguente stress
  • Supportare l'acquisizione di metodi educativi efficaci
  • Acquisire nuove modalità di gestione dei conflitti e dei problemi quotidiani


La tempestività è fondamentale rispetto ai disagi adolescenziali.


Se anche tu avverti la necessità di un consulto, un supporto, un appoggio per migliorarti come genitore e migliorare perciò il rapporto con tuo figlio, puoi richiedere un appuntamento per una consulenza a info@psicobiettivo.it

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